LE “UTOPIE NECESSARIE” DEL PROF. PAOLO SAVONA

LE “UTOPIE NECESSARIE” DEL PROF. PAOLO SAVONA

Trento, 23 giugno 2025. Di Paolo Rosa , avvocato

Il Presidente della Consob il 20 giugno 2025, nell'incontro annuale con il mercato finanziario, ha svolto un'interessante relazione, ne evidenzio quella che a me è sembrata la parte più lungimirante:
« La vera innovazione tecnologica da promuovere per la finanza è l'Intelligenza Artificiale (IA), che ha investito il modo di essere dei mercati e delle istituzioni private e pubbliche; essa è in rapido sviluppo, trasformandosi da una rappresentazione dei modi in cui agisce il cervello umano (approccio neurologico) a una sua riproduzione (approccio fisico), tanto da indurre gli scienziati a ridefinirla “neuroscienza computazionale”.

Pur essendo ancora in corso perfezionamenti sui modi in cui può operare l'IA, essa è già assurta a livelli tecnologici superiori, come il quantum annealing (in italiano “composizione quantistica”), che anticipa taluni miglioramenti ottenibili con i computer quantistici, materia in cui eccelle un gruppo del CNR di cui fa parte il Nobel italiano Giorgio Parisi; un gruppo di giovani ricercatori della LUISS Guido Carli, in collaborazione con un Centro privato di ricerca, ha sperimentato questa tecnica raggiungendo le migliori previsioni rispetto a quelle econometriche.

Nelle sue varie applicazioni l'IA porta indubbi vantaggi all'impiego razionale delle risorse del Pianeta, riducendo l'incidenza soggettiva nelle scelte e le possibili connivenze distorsive del funzionamento del mercato.

Come ogni grande progresso scientifico, l'IA pone problemi nuovi alla vita dei cittadini, che vanno risolti sul piano educativo e professionale, ma non usati per impedirne l'accettazione, perché ci sarà sempre qualcuno o qualche paese che si avvantaggerà utilizzandola.

Sarebbe un grave spreco se la superiorità mostrata dalla cultura italiana in materia veniva usata solo dall'estero. 

La tecnologia informatica impone una riconsiderazione dell'architettura istituzionale anche del mercato mobiliare, perché il legame che si è storicamente affermato tra stabilità del metro monetario e protezione della moneta bancaria (i depositi) non è coerente con i principi elaborati da secoli di riflessioni e sperimentazioni.

La moneta non deve essere remunerata, come è stato preannunciato per l'euro digitale, se si vuole minimizzarne il possesso come mezzo di scambio e incentivarne l'investimento in strumenti finanziari indispensabili per la crescita reale.

Così operando il saggio di profitto degli investimenti reali concorrerebbe a misurare direttamente la remunerazione delle attività finanziarie, a sua volta influenzata dal saggio di risparmio dell'economia e dalle scelte di politica monetaria su quantità e tassi dell'interesse ufficiale.

Affinché si ristabilisca una catena pro-attiva per la crescita reale occorre evitare che le monete private interferiscano nel processo, confermando senza esitazioni o equivoci che esiste una sola moneta dotata di potere liberatorio (legal tender) e strumento di protezione dei valori nel tempo, anche se assume la forma contabile digitale decentrata sotto controllo delle autorità per impedire eccessi e abusi.

Questa necessità non riguarda solo l’esigenza di mantenere sotto un unico controllo la stabilità monetaria, ma anche la parimenti importante stabilità finanziaria.

Una siffatta scelta riporta i depositi bancari nell’alveo finanziario di appartenenza, imponendo una riorganizzazione dei compiti tra istituzioni di vigilanza per rafforzare la protezione del risparmio e la funzionalità del mercato.

Si afferma che questa riforma non sia possibile, tanto da essere considerata un’utopia.

Come la storia insegna, il progresso civile è stato realizzato sulla base di utopie “necessarie”, come il filosofo spagnolo Antoni Mellà i Ortis ha proposto di chiamarle e la storia dell’umanità insegna siano il principale nutrimento del progresso civile.

Anche la nascita dell’euro era un’utopia necessaria per realizzare un mercato unico dei beni che presuppone una sola moneta, e divenne realtà al momento opportuno (tra il 1998 e il 2002), beneficiando dei lavori preparatori svolti nei decenni precedenti.

Se gli Stati Uniti e la Cina non aderissero a un generale disegno di riforma monetaria internazionale, l’eurosistema potrebbe e dovrebbe fungere da naturale laboratorio sperimentale, chiamando a collaborare alla realizzazione tutte le forze disponibili.

Le possibili linee di azione sono:
• trasformare l’euro dalla forma fisica e digitale a una a contabilità decentrata, ma conoscibile (quindi del tipo DLT e non Blockchain), alla quale attribuire la funzione di unica moneta elettronica dotata di caratteristiche più sicure rispetto all’attuale moneta fiduciaria bancaria e a minore rischio rispetto alle cryptocurrency.
Di conseguenza:
• i depositi bancari perderebbero la natura monetaria, liberando la banca centrale dal compito di garantire la solvibilità delle banche; non sarebbero più necessari lo schema di garanzia dei depositi fino a 100 mila euro e il mantenimento dell’attuale disparità di trattamento tra strumenti monetari e finanziari delle banche, come il non rimborso (bail-in) in caso di default delle altre forme di loro debito;
• si dovrebbe creare un’unica autorità di vigilanza finanziaria che svolga compiti di trasparenza e di correttezza legale delle contrattazioni, fungendo da principale consulente in materia del Parlamento e del Governo;
• tutte le informazioni in materia dovrebbero confluire sul server usato per l’euro elettronico decentrato, fissando criteri di accesso per le istituzioni aventi diritto all’informazione per adempiere ai loro compiti assegnati dalla legge. In questa stessa sede sarebbe indispensabile stabilire anche i criteri di accesso alle informazioni dei centri di ricerca, essendo essi la materia prima per migliorare gli strumenti predittivi facendo uso della Scienza dei dati.
Sarebbe altresì necessario:
• creare un safe-asset europeo non per finanziare la spesa come previsto per gli eurobond, ma per governare la liquidità e contrastare con mezzi di mercato la competizione estera per acquisire il risparmio europeo, anche quella mossa dalle crypto. Da tempo esiste presso la Commissione Europea un’ipotesi di sua creazione, reiterata da una proposta avanzata nel 2019 dal Ministro per gli affari europei del Governo italiano allora in carica;
• delegare alla BCE le decisioni di governo del cambio estero dell’euro anche al di là degli interventi contingenti già consentiti, per fronteggiare gli effetti del protezionismo e delle manipolazioni dei rapporti tra monete nazionali;
• completare il processo di dematerializzazione delle attività finanziarie, muovendo verso la tokenizzazione, ossia il ricorso a una contabilità elettronica decentrata tenuta presso quella usata o che verrà scelta dalla BCE per l’euro digitale;
• evitare la frammentazione in corso delle legislazioni riguardanti il trattamento degli strumenti e degli intermediari finanziari tradizionali e virtuali, riconducendole nell’ambito di un unico testo europeo (TUEF) e conciliandole con le norme di protezione della sicurezza degli Stati;
• che gli intermediari curino una precisa e accurata profilatura finanziaria per aiutare i cittadini a programmare il proprio ciclo di vita dei consumi e dei risparmi (à la Modigliani), invogliando il risparmio “paziente” a indirizzarsi soprattutto in forme di partecipazione al capitale, e lo Stato a decidere bilanci coerenti con le risorse disponibili per un welfare pubblico integrato con quello che i privati ​​si potranno da loro stessi procurare.

Questo nuovo assetto monetario e finanziario creerebbe solide basi per ridurre la dipendenza europea dalle sorti del dollaro e incanalare l'abbondante risparmio europeo verso un suo uso produttivo, avviando una modifica del modello export-led in uno trainato dai consumi da parte dei 450 milioni di cittadini UE, per compensare con domanda interna la caduta delle esportazioni, come va facendo la Cina e ha tentato in passato l'Italia, che ora la ripropone.

Questa soluzione riveste per noi una particolare importanza perché incorporerebbe in modo esplicito nelle istituzioni il compito di attuare l'obiettivo previsto all'art. 47 della Costituzione di tutelare e incentivare il risparmio, ma anche di incanalarne l'uso verso investimenti produttivi, gli unici capaci di proteggerlo nel lungo e dagli effetti delle vicende contingenti, principalmente l'incentivazione.
Per pervenire a una siffatta architettura istituzionale è necessario superare la rigidità dei regimi di civil law nell'adattare l'attività regolatoria a mercati e tecnologie in continuo mutamento.

Sarebbe necessario introdurre elementi di diritto comune nelle funzioni regolatorie attribuite agli organi di vigilanza, accrescendo i loro poteri discrezionali, di cui già si avvale la Magistratura con le sue sentenze che “fanno giurisprudenza”.»